Il contratto di rete si sta rivelando uno strumento di coordinamento e governance strategico per affrontare le incertezze di mercato dell’ultimo biennio: secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’Impresa, lo scorso anno si sono costituire oltre 750 nuove reti, arrivando nel complesso a 45.288 realtà coinvolte e 8.382 contratti registrati in Italia.
Analizzando la distribuzione, le micro-reti di 2-3 imprese rappresentano il 52% del totale, che per la maggior parte ha carattere regionale (71,6%) e uniprovinciale (50,9%). La concentrazione più elevata di imprese in rete sono le regioni del Centro (35%), mentre al Sud opera il 26% delle imprese legate da contratto. Il 21% si colloca nel Nord est ed il restante 18% nel Nord ovest.
Analizzando i settori, l’Agroalimentare è il settore che coinvolge il maggior numero di imprese nel Mezzogiorno (28,5%) ma anche nel Nord est (24,8%), mentre nelle regioni del Centro domina il commercio (19,8%). L’edilizia è diffusa sopratutto tra le reti del Nord (15,6%), mentre nel Centro e nel Mezzogiorno sono preponderanti i servizi turistici (rispettivamente, il 12,8% e il 10,2%).
Analizzando i bilanci, oltre il 65% delle imprese in rete ha registrato un incremento dei ricavi, del valore aggiunto e del valore delle immobilizzazioni, soprattutto al Nord in termini di ricavi (69%) e valore aggiunto (72%), mentre al Sud e Isole spiccano le imprese retiste con migliori performance in termini di immobilizzazioni(64%). Positivi anche gli indicatori di redditività (ROI, ROS, ROA, ROE) soprattutto a Sud e Isole.
In termini di innovazione, più aumenta il numero delle relazioni per l’open innovation e più cresce il numero di innovazioni introdotte. Tra l’altro, le imprese in rete possono anche ricorrere alla codatorialità per assumere insieme personale qualificato e in grado di affrontare le sfide della transizione al digitale e verso la sostenibilità. In base ai dati, sono 1.416 le imprese in posizione di co-datori all’interno di 264 contratti di rete.